Julius Avery (Samaritan) esordisce alla regia di un film horror con questo “L’Esorcista del Papa” mostrando una regia che aggiunge carattere a quella che può essere considerata da tanti una sceneggiatura a tratti banale e piena di cliché, ma che alla fine si riveleranno 100 minuti niente male.
Russell Crowe interpreta il presbiterio Gabriele Pietro Amorth, noto per essere stato uno degli esorcisti più famosi della storia, in attività dagli anni ’80 fino al 2016 (anno della sua morte). Affiancato da uno strabiliante Daniel Zovatto, interprete di Padre Esquibel, l’aiutante di Padre Armotnh.
La pellicola e tratta dai libri di memorie dello stesso Armonth, Un esorcista racconta e Nuovi racconti di un esorcista, che trattano alcuni casi con cui si è interfacciato durante la sua vita.
La prima mezz’ora di film risulta in apparenza un’accozzaglia di stereotipi sui film horror: la famiglia standard americana con passato turbolento e problemi economici che decide di ristrutturare un palazzo fatiscente per riuscire a rivenderlo con drammi adolescenziali e disagi vari sullo sfondo. Dopodiché iniziano le preannunciate attività paranormali, e affidandosi a Padre Armotnh cercheranno un modo di sconfiggere la presenza maligna.
Se vi dicessi che la trama non si basa su questo, potrei sembrare agli occhi di voi lettori un bugiardo, perché di fatto, questa è la trama su cui punta il film. Senza farsi carico di chissà quale messaggio o allegoria. Ma riesce comunque a non sembrare troppo banale, grazie alla ottima interpretazione di Russell Crowe: è l’ottima caratterizzazione del suo personaggio la chiave del successo, con ragionamenti e pensieri acuti, ma che lascia il giusto spazio a battute divertenti che riescono a non essere mai esageratamente fuori contesto.
Il regista cerca soprattutto di puntare sugli aspetti spettacolari dell’esorcismo, utilizzando tecniche originali e rischiose: tramite la composizione della fotografia, e i movimenti di camera durante le sequenze con maggiore azione, nel complesso risultano scelte vincenti. Tuttavia, nelle sequenze con maggiore staticità è come se il timore di osare ripiombasse di colpo e di conseguenza ritorna sulla strada già cavalcata da film dello stesso genere, finendo per risultare troppo scolastico.
I ritmi risultano abbastanza regolari, con qualche breve pausa per far riprendere fiato a noi spettatori, negli ultimi quindici minuti di pellicola si raggiunge un climax di orrore e iperrealismo che lasciano con il fiato sospeso.
Il mio verdetto? C’è un ottimo lavoro a livello tecnico e attoriale, ma la sceneggiatura lascia molto a desiderare a causa di spunti interessati non del tutto sviluppati per dare spazio a trame trite e ritrite. Un buon esordio nel genere per Julius Avery, sono sicuro saprà stupirci con i prossimi film.
La distribuzione della pellicola nelle sale italiane è prevista per il 13 aprile 2023, mentre il giorno dopo il film esordirà nelle sale statunitensi.