La vita è bella è un Film del 1997 diretto e interpretato da Roberto Benigni.
— Trama —
Italia, 1939. Guido Orefice è un uomo italiano di origine ebraica che, trasferitosi dalla campagna toscana, si reca dallo zio ad Arezzo con l’amico Ferruccio. Durante il tragitto, dove viene scambiato per il re Vittorio Emanuele III, incontra una giovane maestra elementare di nome Dora, a cui subito dà il soprannome di principessa, innamorandosene. Arrivato in città, viene ospitato da suo zio Eliseo, maître del Grand Hotel, dove Guido inizia a lavorare come cameriere. Quello stesso giorno, in municipio, avviene un litigio con Rodolfo, arrogante e pomposo burocrate fascista, in seguito al quale entrambi si danno il nome di “scemo delle uova”, perché Guido appoggia alcune uova nel cappello di Rodolfo che, quando lo indossa, gli si rompono sulla testa.
Sono sincero, per onorare la giornata della Memoria sono rimasto combattuto se recensire questa pellicola o “Shindler’s List” con, quest’ultimo scelto solamente per anzianità e perché è stato uno dei primi Film con tematiche molto importanti ed adulte che io abbia visto (se la memoria non mi inganna 11 massimo 12 anni).
Parlando proprio oggi, con una mia amica di “La vita è bella” e di quanto questo Film fosse importante per lei tanto da portarlo con se nel cuore, mi ha fatto ricordare quanto certe pellicole possono entrare nel nostro cuore e lasciarci un’impronta molto profonda e personale.
Per chi mi conosce, come recensore sia sul Sito che nelle Live, sa che non sono un gran fan del Cinema Italiano, ridotto a macchiette che dovrebbero far ridere ma che, (opinione mia) irritano e basta.
I bei tempi di Amici Miei, i primi Fantozzi, Ladri di Biciclette, Il sorpasso o La Grande Guerra (tanto per citare qualche Film veramente monumentale) sono belli che andati ma, questo prodotto italiano non solo è ottimo ma, non ha nulla da invidiare a certe pellicole di livello ben più blasonate.
Non mi metterò a confrontarlo con “Shindler’s List”, perché pur trattando lo stesso periodo storico con avvenimenti annessi, sono due pellicole slegate tra loro.
La vita è bella, è un Film particolare, ricordo perfettamente (quando si parla di Cinema e Musica la mia memoria diventa quasi eidetica) quando ce lo fecero vedere alle Medie, all’inizio temevo nella classica pellicola italiana dal “vorrei ma non posso”. Mai stato felice di essere smentito così rapidamente.
Ebbene si, se in effetti l’inizio del Film mi ha sempre lasciato un po’ sul chi va la, man mano che la storia proseguiva, l’innocenza lasciava spazio alla paura, ed alla sopravvivenza ed è inutile stare la a girarla tanto intorno: nell’esatto momento in cui si finisce dentro ai Lager e Benigni finge di capire cosa sta dicendo il soldato tedesco è arte pura. È arte pura perché, riesce a trovare il modo di far sorridere, tranquillizzare il figlio e rendere l’orrore che da li a poco sta per consumarsi quasi una allegoria. Un gioco a premi: rispetta le regole e vinci un carro armato, ovvero, obbedisci o domani non ci sarai più.
Quando sei giovane, ti soffermi sull’ilarità della scena, quando diventi grande analizzi il fatto che un padre di famiglia, ben consapevole che le possibilità di salvezza sono pari a zero, l’unica cosa che può fare è proteggere l’innocenza di suo figlio.
Tutto il percorso, che da li in poi, porta la pellicola ad un livello qualitativo e recitativo da Oscar (e meritato aggiungo) dimostra semplicemente che, quando si vuole si può.
Benigni, col suo fare tra l’ironia e la malinconia confeziona qualcosa di unico ed una vera e propria pietra miliare del Cinema Italiano ed internazionale.
La recitazione è perfetta, il girato, semplice ma perfettamente funzionale con quello che deve raccontare.
Non annoia, ti tiene incollato fino alla fine e poco importa se l’inizio è un po’ titubante perché anche questo serve a rendere il tutto più poetico e reale.
Ovviamente i veri mattatori sono Benigni e la moglie Nicoletta Braschi, perfettamente a suo agio nel personaggio di Dora che concretizza la figura materna malinconica e sofferente, facendosi carico del dolore di tutte quelle donne, con primi piani di grande emotività.
Il girato, quasi poetico e spensierato rende La vita è bella quasi una favola ma, con una forte morale.
Tutti ne usciamo provati. Perché mentre alla fine, Benigni ci lascia, il figlio crede di aver vinto veramente il carro armato degli alleati.
Una piccola gemma da vedere, amare e portare nel nostro cuore.
Un doveroso Grazie a Chiara che, mi ha dato l’input per scrivere di getto questa recensione.
Vivamente consigliato.
Voto 9.5