Con l’espressione “Trappola per Turisti” (in inglese Tourist Trap) ci si riferisce a quei posti, che sono stati modificati in luoghi d’attrazione per attrarre i turisti e fare soldi, in questo film invece ci si riferisce ad una trappola vera e propria che vede protagonista un gruppo di giovani in vacanza che finisce per essere vittima di un folle mascherato con poteri telecinetici che abita in un una stazione di servizio abbandonata e che grazie ai suoi poteri anima i manichini. Alla regia abbiamo David Schmoeller, successivamente famoso per aver dato vita alla serie Puppet Master dirigendo il primo della serie, Puppet Master – Il burattinaio. Fra gli attori c’è da segnalare Tanya Roberts, al tempo famosa per la serie TV Charlie’s Angels, Chuck Connors,ex giocatore di baseball famoso per la serie TV western The Rifleman, e Robin Sherwood, più tardi interprete di Carol Kersey, figlia di Paul Kersey, interpretato da Charles Bronson nel famigerato Il giustiziere della notte 2. Il film sembra ispirato da tanti altri film horror famosi, a i due ispirati alla storia di Ed Gein, che sono Psycho e Non aprite quella porta, Carrie – Lo sguardo di Satana e il primo remake de La maschera di cera, curiosamente è presente anche in esso Charles Bronson.
Ho pensato a Psycho fin quando i personaggi chiedono a Slausen chi ci abitasse in quella casa e lui afferma che è disabitata ma loro ci vanno lo stesso dopo, il che richiama proprio Psycho dove il detective Arbogast va ad interrogare Norman Bates sulla sparizione di Marion Crane e dopo non averci ricavato nulla chiede chi viva in quell’altra casa e lui afferma che lì ci viveva solo la madre e di non andarci, ma il detective decide di andarvi nonostante tutto. C’è poi, la doppia personalità del killer, la quale era stata generata dal voler riportare in vita/continuare a far vivere una persona cara, un parente che lui stesso aveva ucciso per gelosia, io avevo sospettato questa doppia identità notando che Slausen e il fratello non apparissero mai contemporaneamente, c’è poi una scena in cui il killer parla con alcuni manichini che chiama madre e padre, una citazione più diretta. Il film condivide con quest’ultimo film e con Non aprite quella porta l’elemento dell’imbalsamazione e “l’hobby” di creare qualcosa con le parti del corpo delle persone; è presente poi la scena in cui una delle ragazze riesce a fuggire e chiedere aiuto proprio a uno degli assassini, ci sono poi i boschi, l’isolamento, la stazione di servizio, un elemento però che mi fa pensare al film di Hooper è l’umorismo del film, certi punti sono proprio bizzarri, l’aspetto dell’assassino con la sua maschera e la sua voce ruvida, il suo parlare ai manichini interi o a pezzi, la parte più folle è quando l’uomo smonta letteralmente uno dei ragazzi con sua stessa sorpresa stando a significare che era stato trasformato in manichino a sua stessa insaputa!
Demenzialità pura che mi ha fatto pensare più al secondo non capitolo del film di Hooper che al primo. Una peculiarità del film è che è stata inserita solo all’ultimo è la telecinesi o psicocinesi che sembra collegarlo a Carrie – Lo sguardo di Satana, lo stesso compositore delle musiche, Pino Donaggio, aveva composto le musiche del film in questione, qui vediamo il killer utilizzare la psicocinesi per animare i manichini per farli sembrare (ancora) umani e usare loro o degli oggetti per aggredire le persone. De la La maschera di cera riprende il metodo di “imbalsamazione”, i manichini sono degli esseri umani ricoperti di cera, per questo in una scena inizia a volteggiare follemente con uno di essi dicendo che essi sono morti però dentro sono ancora vivi, dopodiché inizia ad animarli ed essi iniziano a gridare “Join us! Join us!”,in una scena da brividi.
È un film poco conosciuto che rappresenta un buon esempio di film a basso costo adatto per tutti gli amanti degli horror di altri tempi, amato persino da Stephen King, con un finale piuttosto folle e abbastanza delirante che si adatta bene all’insieme.
RECENSIONE DI GIUSEPPELYNCH