Kraven – Il cacciatore, immaginate di frequentare in maniera saltuaria una persona che ha le possibilità per farvi perdere la testa ma finisce sempre per deludervi: una volta, due, tre… alla fine decidete di troncare la questione perché per quanto possa essere avvenente, certi suoi difetti proprio non li mandate giù.
Dopo qualche mese dalla rottura ricevete una foto provocante della persona in questione con scritto “Non sai cosa ti perdi”. Stiamo parlando di Kraven? Si. La metafora è riferita alla fine dell’SSU? Sì. È palesemente una relazione tossica? Ovvio e vi spiego perché:
L’ultimo film di casa Sony, a mio avviso è il prodotto meglio riuscito fra i live action usciti di questo universo (e ci andava poco direte voi ma non è così scontato).
L’esperienza ci insegna che non c’è limite al peggio e il nuovo film dedicato alle gesta del Cacciatore arrivava dopo i flop di Madame Web e Venom 3 (distrutto dalla critica ma campione di incassi). Non fraintendetemi, non siamo al cospetto di Spider-Man 2 di Raimi (ma nemmeno di Spider-Man 3 per essere sinceri): “Kraven – Il Cacciatore” ha numerose problematiche (buchi di trama, qualche CGI e situazioni risolte in quattro e quattr’otto immagino per questioni di tempo) ma chi ha scritto lo storyboard mi ha dato l’impressione di aver pensato a noi amanti dei fumetti (paraculata, fan service, tributo.. chiamatelo come volete).
Ci sono personaggi e situazioni molto famigliari ai lettori storici del Ragno che ci portano quasi all’interno di una specie di Gang War un po’ decontestualizzata ma nel complesso godibile se non ci soffermiamo troppo ad analizzare certi aspetti. Ragionandola in un’ottica “What If”, se questa pellicola fosse uscita in linea temporale al posto di Morbius, avrebbe offerto spunti molto più interessanti ed una continuity decisamente più avvincente rispetto a ciò che abbiamo visto finora. Aaron Taylor-Johnson non è fisicamente il Sergei Kravinoff che siamo abituati a vedere nelle pagine degli albi ma si adatta al ruolo che gli viene assegnato in questa storia: un uomo che in tenera età si è trovato ad un passo dalla morte ed ha ricevuto una forza sovrumana che utilizza per farsi giustizia. La sua “attività” si intreccia al difficile rapporto con il padre e al senso di colpa nei confronti del fratello.
La trama non è nulla di innovativo ma secondo la mia personalissima opinione, il film scorre, intrattiene e ci sono stati un paio di punti cringe ma anche alcuni in cui mi sono gasato: al termine della visione del film avevo estrema necessità di una post-credit specifica che mi Illudesse di una prossima trasposizione cinematografica della saga del clone ma con tutta probabilità, di questo SSU rimarrà solo questa ultima foto provocante incorniciata dalle fantasie di ciò che poteva essere e alla fine non è stato.
Kraven – Il Cacciatore prodotto da Sony Pictures in associazione con Marvel. Il film racconta la storia di Sergei Kravinoff, personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1964 e uno dei villain più amati dell’universo di Spider-Man. Diretto da J. C. Chandor (Margin Call), Kraven – Il Cacciatore è interpretato da Aaron Taylor-Johnson (Avengers: Age of Ultron, Tenet, Bullet Train, Nosferatu), Ariana DeBose (West Side Story), Fred Hechinger (Butcher’s Crossing, Il gladiatore II), Alessandro Nivola (Amsterdam), Christopher Abbott (Povere creature!) e Russell Crowe (Il gladiatore).
Kraven – Il Cacciatore, scritto da Art Marcum, Matt Holloway e Richard Wenk, sarà al cinema da domani, mercoledì 11 dicembre, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
Kraven – Il Cacciatore racconta la violenta storia della nascita e del destino di uno dei villain più iconici della Marvel.
Aaron Taylor-Johnson interpreta Kraven, un uomo la cui complessa relazione con il suo spietato padre, il gangster Nikolai Kravinoff (Russell Crowe), lo conduce su un cammino di vendetta con conseguenze brutali, motivandolo a diventare non solo il più grande cacciatore del mondo, ma anche uno dei più temuti.
Il film verrà distribuito nelle sale italiane dall’11 dicembre 2024.